Balzi ribelli - Nuovo Progetto

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Balzi ribelli

Alla fine del 2019 la IOD Edizioni di Napoli pubblica Balzi ribelli (raccolta di poesie con prefazioni di Miro Gori e Stefano Taccone, prima uscita della Collana di Poesia Contemporanea Il Pane e le Rose, curata dallo stesso Zizzari, ) che viene presentata in anteprima al PAN - Palazzo delle Arti di Napoli (alla presenza dell'Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Eleonora De Majo, dell'artista visivo e docente all'Accademia delle Belle Arti Salvatore Manzi, di Maria Rosaria Davo della Rivista Letteraria Achab e di Marco Rossi-Doria, tra i massimi esperti di politiche educative e sociali) e allo Stabia Teatro Festival - Premio Annibale Ruccello per la Poesia e la Drammaturgia 2019, per iniziativa della prof Carmen Matarazzo dell'Associazione Culturale Achille Basile - Le Ali della Lettura.

La raccolta viene presentata in diverse circostanze, nel 2020 alla Biblioteca Malatestiana di Cesena, al Giardino della Poesia di San Mauro Pascoli, a Casa Madiba Network di Rimini, al Magazzino Parallelo di Cesena e all’AHAB di Faenza; poi alle Edizioni 2021 e 2022 di Autori sotto la Torre San Michele e alla Biblioteca Comunale Maria Goia di Cervia e nel 2023 al Can Dischi di Forlì e alla Primavera Letteraria I Sabati del Villaggio di Cesena, al Kontiki Beach di Lido di Savio, al Caffè del Teatro di Forlì e alla Sala Rubicone di Cervia per iniziativa del Circolo Culturale Il Sale della Vita. Nel 2024 al Circolo Arci Le Fate ignoranti di Orsoleto di Rimini e nel 2025 alla Biblioteca Comuanle “Baldini” di Santarcangelo di Romagna e al Museo Renzi di San Giovanni in Galilea.

Per Zizzari la Parola è un fattore di trasformazione della società, della cultura e della storia. In quanto tale può essere strumento di dominio e di manipolazione delle coscienze oppure strumento di liberazione e di emancipazione degli individui e dei popoli, un antidoto contro lo strapotere omologante dei media e un'irriducibile mezzo d'autonomia espressiva e di critica sociale capace di svelare la palpitante verità oltre le veline dell’apparenza e della propaganda del pensiero dominante.
Nell’era della pubblicità, della dominazione visiva e della comunicazione virtuale, solo la poesia può competere con la velocità corruttiva delle immagini, opponendo a quelle dell’inganno e del rapido consumo quelle dell’autenticità del sentire e dei valori. Se un romanzo è un film, un testo poetico è senz’altro un videoclip, più adatto della grande narrazione alla guerriglia semiologica e allo scontro semantico in atto.

Balzi ribelli sono liberi versi di movimento, d’onda e istanza di cambiamento, moto ribelle, rivolta, arrevuoto. Parola e narrazione (si spera contagiose) di mutamento e di ribaltamento, che non temono di "sporcarsi di grasso", di affondare le dita nelle piaghe millenarie dell’umanità, di dire come stanno le cose, di misurarsi con la verità e di mettere a nudo contraddizioni, conflitti, vizi e storture dei nostri vissuti interiori, delle nostre esistenze, della società, della politica e del mondo contemporaneo: perché - citando lo stesso autore - "Ai poeti non si comanda", "a loro conviene restare liberi e veri". La poesia poi non ha obbligo di rispettare sintassi, stili codificati o buone maniere, tanto meno l’etichetta del politicamente e socialmente corretto, visto che "durano poco e calzano strette le mode".

Nei versi di questa raccolta Zizzari riesce a fondere la meraviglia alla bestemmia, la lirica all’ironia, il discorso serio alla satira e allo sberleffo, l’urlo al sussurro, la melodia al ritmo sincopato, il delirio visionario alla cruda realtà. Una poetica autentica, magmatica, radicata nello spirito vulcanico e nell’arte performativa del popolo partenopeo.

Scrittura vissuta dunque come moto, come azione neo-poetica e militante, nella quale una spregiudicata ricerca formale si contamina di linguaggi sperimentali, di narrativa e impegno civile e sociale, come testimonia la biografia di Zizzari, anche autore e regista di teatro, promotore e conduttore di esperienze teatrali con adolescenti e giovani a rischio di marginalità, con persone che vivono disagio psichico, detenuti, migranti e senza tetto.

Poesia quindi che parla al mondo e del mondo: di quello in cui viviamo nel presente e che lasceremo in eredità; di quello che vorremmo e sogniamo per il futuro; di bisogni e desideri; di realtà e di utopie; di pace e libertà; di disagio esistenziale e sociale; di vita vissuta e di memoria storica; in una prospettiva universale che tutti coinvolge e chiama in causa, come impongono le grandi questioni politiche (come quelle sui diritti umani e civili), la crisi cronica dell’economia e l’incombente collasso ambientale del pianeta; con uno sguardo particolare dedicato agli ultimi e ai meno fortunati della Terra.

Una poesia - come lo stesso Zizzari scrive - anche "figlia di una Terra in tumulto, dove l’incanto, il canto e la protesta non si arrendono mai; dove l’odore dei caffè, del basilico e del mare si mischiano a quello della povertà, del sangue e delle discariche; dove le contraddizioni sociali del mondo sono le vene aperte e sanguinanti di un Sud nel bel mezzo del cosiddetto Occidente avanzato." Una scrittura che senza dubbio affonda le sue radici nel vulcanico animo di un popolo, quello napoletano, che se da una parte conserva uno sguardo ingenuo e autenticamente poetico, dall’altra mostra invece tutto il suo spirito polemico e spigoloso, allergico a ogni forma autoritaria, il rancore per le ingiustizie e le discriminazioni subite, l’irrisione sagace e il tumulto.
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