<br /> - Michele Zizzari

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Sinossi Opere teatrali

Tambourine dream


Tambourine dream
è la quarta opera realizzata coi pazienti del Centro Diurno Psichiatrico del Dipartimento di Salute Mentale di Forlì. Si tratta di un lavoro sperimentale e di grande impatto spettacolare, messa in scena nel 2004 al Teatro Diego Fabbri di Forlì e al Comunale di Cesenatico.

In sostanza un musical, lirico e surreale, incentrato sul sogno di una ragazza e sulla realizzazione dei suoi contrastati desideri, che ha visto pazienti e operatori esibirsi come ballerini, musicisti e cantanti. Racconta di una tamburina sola e sconsolata, che aspira però a trovare un’armonia che le permetta di placare il conflitto interiore che la devasta, una lotta che appare senza soluzioni tra le diverse e contrastanti pulsioni. Ha però un desiderio: presentare un festival musicale tutto suo, nel quale amiche e compagni possano liberamente cantare, suonare e ballare; magari insieme a Bob Dylan, ai Blues Brothers e a Strauss. Per quanto impossibile, in scena il sogno s’avvera; anche grazie all’intervento magico e al sostegno di chi accanto ci osserva ed è pronto ad aiutarci a cogliere il momento giusto, il ritmo e la grazia della vita.


L’opera ci ha dato l’opportunità di lavorare sul corpo, sul ritmo, sul movimento e sull’azione corale, e ci ha impegnato nella costruzione di strumenti musicali e costumi, riciclando materiali poveri e di risulta, come pezzi di legno, taniche, plastica, spezzoni di tubi, bidoni e sacchi per il rusco.
Un messaggio sul consumismo quindi, e sulle infinite potenzialità del riciclaggio creativo.
Il tamburino rappresenta noi stessi, e la pelle del tamburo – così come la superficie o le corde di ogni altro strumento musicale – la nostra sensibilità e il nostro umore.
Il tamburino è una figura tipica e mitica del mondo fiabesco e dell’adolescenza.
Nelle favole annuncia la festa e talora la guerra; ma forse è semplicemente il desiderio di suonare, di cantare, di dare un ritmo al tempo e all’esistenza, di trovare un’armonia nella discordante altalena delle emozioni che costantemente ci sollecitano, proprio come aste sulla pelle dei tamburi.


In quest’opera il tamburino è donna ed è protagonista di un sogno: una giovane vita che desidera di dare libera e serena espressione alla sua interiorità. Per farlo dovrà imparare a coniugare ritmi, suoni, sentimenti e circostanze spesso in conflitto tra loro. Così accade nella vita, nella quale la differenza tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere e il dissidio non risolto tra bene e male, buono e cattivo, triste e allegro, piacere e dolore, eccetera, possono creare enormi difficoltà. Occorre armonia, e l’armonia sta nella serena gestione degli impulsi contrastanti, nella consapevolezza e nell’accettazione delle diverse componenti di cui siamo fatti e delle tante dinamiche in cui entriamo in relazione. Come a dire che il segreto del saper vivere è nel ritmo giusto delle cose.

 
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