Non c'è Natale senza presepe
Non c'è Natale senza presepe è una originale rivisitazione di Natale in Casa Cupiello di Eduardo De Filippo, andata in scena nel 2025 al Teatro Comunale "Walter Chiari di Cervia col Gruppo Teatro dal Basso (fondato da Zizzari nel 2022 a Cervia).


L'opera è stata però già rappresentata col titolo originale di Natale in Casa Cupiello da altre compagnie formate da Zizzari. Per la prima volta nel 2002 dalla Compagnia della Rocca (formata da detenute e detenuti della Casa Circondariale di Forlì all’interno del Carcere) e poi con la Compagnia Il Dirigibile, formata con utenti del Dipartimento di Salute Mentale di Forlì, in scena a dicembre 2018 al Teatro Comunale di Cesenatico e al Teatro San Luigi di Forlì. Nel 2019 al Teatro Mac Mazzieri di Pavullo nel Frignano (Mo) per la Stagione Teatrale 2018/2019 dell’ATER e alla Fabbrica delle Candele di Forlì per le Rassegne Altri Palchi Piazze d’Estate 2019 e arROCCAto in Fabbrica promosse dall’Unione delle Compagnie Fo_Emozioni e dal Comune di Forlì.




La trama si dipana intorno alla rappresentazione della natività, in casa di una famiglia povera, con un padre che vive in un mondo tutto suo, una madre che deve rimediare a tutto, figli disoccupati, un matrimonio per necessità che prelude a una relazione extraconiugale, vicini di casa invadenti e un epilogo poco lieto che raggiunge il suo culmine proprio a Natale, come nel più classico dei drammi familiari.

Un quadro però ironico, satirico, con momenti di pura comicità, dell’umana e quotidiana miseria di una famiglia che si dibatte tra povertà, arretratezza culturale, immaturità e rapporti conflittuali e stereotipati, per mostrare – anche se con ironia, talora amara – l’inadeguatezza delle relazioni parentali, coniugali e genitoriali tipiche della famiglia tradizionale.
La rappresentazione tragicomica d’uno spaccato d’umanità dove le irresistibili trovate, la macchietta e la maschera si mescolano a tensioni umane ben più profonde, legate a una convivenza logora e forzata, priva di reale ascolto e dialogo. In tutto questo il presepe – simbolo della tradizione e della famiglia unita, alla cui costruzione il protagonista si dedica ossessivamente – rappresenta il contrappasso, la metafora, l’antidoto alla triste e opprimente quotidianità, il tentativo di negare e di eludere la realtà. Ma quando alla fine la vita reale s’impone – mostrando la famiglia come luogo di sofferenza e di conflitto – scatta il corto circuito che produce la lacerazione definitiva e un epilogo tragico.



