L’Incanto e il Mistero - Michele Zizzari

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L’Incanto e il Mistero

Sinossi Opere teatrali

L'Incanto e il Mistero


È la rappresentazione - simbolica, magica, poetica ed ermetica - del "dialogo-confronto" tra l'incanto della Vita, della Nascita e dell'Amore con il mistero della Morte, del Tormento e del Dolore. Legando e fondendo alchemicamente testi propri con testi (rielaborati e rivisitati) di Euripide, Tasso, Burroughs e Branduardi, tento di evocare e auspicare (a vantaggio della poesia della vita) la strana, imprevedibile e suggestiva "simbiosi-osmosi" tra il Bene e il Male, tra il Bianco e il Nero, tra il Piacere e il Tormento, tra il Palese e l'Oscuro. Tra ciò che giudichiamo (a torto o a ragione) "vita" e ciò che giudichiamo "morte".
Si tratta di uno strano esperimento, ibrido e bizzarro, che utilizza tempi e modi diversi del dire, unendo in un "contrasto spiazzante" il presente, il passato e un futuro ancora ignoto; poesia e pneumatici; testi arcani e oggetti comuni di consumo; inquietudine ed ironia sardonica.
Lo "scarto" e la "fusione" insieme, tra segni simboli e linguaggi di differenti tempi e culture, il carattere contemporaneo dei protagonisti e della scenografia - in palese distonia con l'impianto poetico del testo - ora drammatico, ora ironico, a tratti epico e picaresco - rivela l'incessante e animosa pulsione nella quale si dibatte l'umanità che, al di là dei corsi e dei ricorsi storici e contingenti, si confronta con gli "Opposti" e con i "Grandi Temi" dell'Esistere e delle nostre esperienze individuali e collettive. Tutto inizia con quella sorta di "maledizione affascinante" che è la Nascita, e ovviamente la Vita, e seppur nel dolore, l'amore; quel magico Incanto che rende possibile il superamento d'ogni difficoltà, pur nell'impossibilità di carpirne il Mistero, che resta.

Scenografia e protagonisti dell'opera
Una serie di lamiere ondulate di color grigio-metallico-lucente sistemate confusamente, tenute e collegate da corde, fanno da sfondo alla scena. In giro cataste di pneumatici usati e di rifiuti solidi tra i quali spiccano: un manichino smembrato, un cuore metallico metà bianco e metà nero, delle maschere, il ramo secco di un albero, uno scheletro col mantello nero e una figura angelica di donna avvolto da un velo bianco. Dalle lamiere, dalle corde e dal ramo pendono sacchi da pattume di plastica nera, strappati e svolazzanti. Da un lato della scena, in un angolo, sono posti due ceppi d'albero. Sul primo vi è sistemato un pentolone con dentro un rudimentale bastone e un mestolo; intorno un vassoio con due brocche (una piena d'acqua e l'altra di vino) e bicchieri, una bottiglia d'olio e due cesti colmi di frutta, cipolle, patate, aglio, spighe di grano, melograni, peperoncino e altri prodotti della terra. Tra questi si nota una pergamena arrotolata tenuta da un fiocco, contenente un messaggio. Sul secondo vi sono infilati una scure e un falcetto. Sul terzo ceppo, posto al centro, proprio davanti al pubblico, è deposto un manufatto africano in legno, che rappresenta un moschetto coloniale dalla cui canna emerge una divinità nera (si tratta di una sorta di sciamanico "tirso", ossia il bastone dalle foglie intrecciate del dio Dioniso)  che per comodità chiameremo sempre "totem".
A terra, accanto al terzo ceppo, due paia di sonagli indio-aztechi, da legare alle braccia o alle gambe, composti da gusci di frutti secchi sonanti. Dall'altra parte della scena, tra le lamiere, una panchina da giardino. Nel mezzo della scenografia, quasi fosse un'estensione della stessa, emerge una batteria musicale composta da percussioni varie (casse, tamburi, piatti eccetera) sulle quali il musicista (anche lui facente parte della coreografia) eseguirà dal vivo le musiche dell'opera che egli stesso ha realizzato. I protagonisti sono due. Un "Lui" e una "Lei". Lui indossa pantaloni, maglietta, cappello e "chiodo" (giubbotto borchiato) tutto in pelle nera; una sorta di indefinibile fusione di dark, punk e sado-maso personificata in uno strano ragazzo di strada (che rappresenta una certa cupezza degli '80 e '90). Lei indossa un pantalone a campana e una blusa dalle maniche lunghe e larghe entrambe bianche (rappresenta la magia positiva e gli ideali di pace, libertà, amore e leggerezza degli anni '70).

L'incanto e il mistero è stata rappresentata a Cervia, a Cesena, al Teatro 2 Mondi di Faenza e al Teatro del Navile di Bologna.


 
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