Oracoli
Oracoli rappresenta un’umanità che s’interroga sul suo futuro, alla luce di un presente problematico, segnato da devastanti contraddizioni sociali, da guerre diffuse, da un’insoddisfazione esistenziale latente, da uno smarrito senso di comunità, da un progressivo degrado delle relazioni umane e da serissime preoccupazioni ambientali.
Un presente problematico espresso - soprattutto nella seconda parte dell’opera - dalle nevrosi e dalle urgenze sociali ed esistenziali del mondo contemporaneo.
attraverso una serie di personaggi che si raccontano e si alternano in scena con le loro narrazioni soggettive e personali, chi in forma esplicita e chi in forma poetica o simbolica.
Dopo il rito tribale iniziale infatti il disagio esistenziale del mondo contemporaneo conquista la scena, e una serie di personaggi prendono a raccontarsi (chi in forma esplicita, chi in chiave poetica e simbolica) in una successione di storie, facendo emergere istanze sociali, desideri, auspici, slanci, fallimenti, gioie e dolori; nel tentativo di stabilire un equilibrio ragionevole tra le urgenze collettive e quelle individuali, entrambi sempre più pressanti, nella speranza di una soluzione alle narrazioni e ai drammi personali.
Un presente in contrasto sia con lo spirito delle origini (contraddistinto da un forte e profondo legame con la terra e con l’ambiente naturale) sia con l’umana e consapevole tensione verso una società più giusta.
La prima parte infatti s’apre con un rito tribale officiato da una comunità di figure sciamaniche (principalmente femminili), durante il quale vengono invocati e venerati gli elementi fondamentali della Natura che permettono la vita e la sopravvivenza del pianeta e di tutti gli esseri che lo abitano, oltre divinità immanenti di diverse civiltà arcaiche, per poi stigmatizzare provocatoriamente vizi, ipocrisie, mistificazioni, pregiudizi, paure e comportamenti inadeguati di cui non riusciamo a liberarci. Si tratta quindi di una riflessione su cosa e come eravamo e su cosa ancora siamo o siamo diventati, e forse anche su cosa si potrebbe fare per ristabilire un equilibrio ragionevole tra le urgenze collettive e ambientali e le istanze soggettive, sempre più pressanti ed esasperate, alimentate da un crescente e inquietante individualismo.
Le osservazioni di queste figure stregoniche – dettate dal buon senso, dall’esperienza e da una ritrovata saggezza – non sono però rassicuranti né indulgenti, né vendono illusioni, come fanno certi santoni e indovini; ma fotografano quegli atteggiamenti distorti e incoerenti con cui spesso affrontiamo le circostanze della vita.
La loro parola è sincera, lucidamente profetica, come i bollettini degli scienziati sullo stato di salute del Pianeta.
Oracoli sta per previsione, per invocazione, ma anche per preghiera. Una preghiera e un monito rivolti alla comunità umana e all’opinione pubblica (a teatro personificate dal pubblico) nella speranza che per il futuro si possano compiere le scelte più giuste.
Una preghiera per cambiare, che indica nell’amore, nella capacità di condivisione, nel rispetto degli altri, della vita e della natura l’unica soluzione possibile.
L'opera tenta di creare – attraverso frammenti narrativi e suggestioni surreali – una rete di relazioni tra la dimensione privata e individuale con quella pubblica, collettiva e perfino universale. Una rete come trama di un’improbabile comunicazione tra le nostre origini, il presente che viviamo e quel che potrebbe essere il futuro. Dai rituali sciamanici, capaci di unire ed esortare intere comunità a danzare per la pioggia, fino all’esplosione delle singole narrazioni soggettive tipiche dell’urgenza individualistica contemporanea.










