Oracoli
L’opera viene portata in scena nel 2009 alla Sala Estense di Ferrara dalla Compagnia Gli Attivi Compagni di Portomaggiore (nell’ambito del Progetto La società a teatro promosso dal Centro Servizi per il Volontariato, dall’Assessorato alla Salute e Servizi alla Persona e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ferrara, in collaborazione con l’Università e altri Enti) e al Teatro Lolli di Imola in occasione dei 20 anni della Ca’ de’ venti (dedita al disagio psichico) e integralmente ripresa dalla troupe televisiva che ha girato proprio a Imola la fiction su Franco Basaglia C’era una volta la città dei matti di Marco Turco (con Fabrizio Gifuni e Vittoria Puccini) prodotta dalla RAI, alla quale hanno attivamente preso parte gli attori delle Compagnie Il Dirigibile (formata da pazienti del Dipartimento di Salute Mentale di Forlì) e Gli Attivi Compagni (formata da pazienti del Dipartimento di Salute Mentale di Portomaggiore) entrambe dirette e fondate da Zizzari.
L’opera viene poi presentata nel 2015 al Teatro Kulturni Dom di Gorizia dalla Compagnia Il Dirigibile per l’edizione 2015 della Rassegna Internazionale di Teatro Sociale Altre Espressività e nel 2016 al Teatro Comunale di Gambettola; al Teatro Testori di Forlì per la 1a edizione dell’iniziativa Il valore del Dono e del Volontariato, promossa dal Comitato del Dono, formato dalle Associazioni di Volontariato dell’AssiProv di Forlì; al Drama Teatro di Modena per il Festival Màt e per la Settimana della Salute 2016 di Modena e a Imola.
Una nuova versione di Oracoli viene poi messa in scena ancora al Teatro Comunale di Cesenatico dalla Compagnia dell’OltreBanco, formata dai pazienti-attori del Dirigibile e da studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore L. Da Vinci di Cesenatico, per la 5a edizione del Progetto Un Palcoscenico per tutti che impegna studenti e pazienti psichiatrici in un’esperienza teatrale comune. Nel 2023 lo spettacolo viene rappresentato al Teatro Tiberio di San Giuliano di Rimini dalla Compagnia Orizzonti Nuovi che Zizzari ha formato con persone con disagio psichico, migranti e volontari dell’omonima Associazione Orizzonti Nuovi di Rimini; e nel 2024 al Teatro “Rosaspina” di Montescudo (RN).
Oracoli rappresenta un’umanità che s’interroga sul suo futuro, alla luce di un presente problematico, segnato da devastanti contraddizioni sociali, da guerre diffuse, da un’insoddisfazione esistenziale latente, da uno smarrito senso di comunità, da un progressivo degrado delle relazioni umane e da serissime preoccupazioni ambientali. Un presente problematico espresso - soprattutto nella seconda parte dell’opera - dalle nevrosi e dalle urgenze sociali ed esistenziali del mondo contemporaneo attraverso una serie di personaggi che si raccontano e si alternano in scena con le loro narrazioni soggettive e personali, chi in forma esplicita e chi in forma poetica o simbolica.
Dopo il rito tribale iniziale infatti il disagio esistenziale del mondo contemporaneo conquista la scena, e una serie di personaggi prendono a raccontarsi (chi in forma esplicita, chi in chiave poetica e simbolica) in una successione di storie, facendo emergere istanze sociali, desideri, auspici, slanci, fallimenti, gioie e dolori; nel tentativo di stabilire un equilibrio ragionevole tra le urgenze collettive e quelle individuali, entrambi sempre più pressanti, nella speranza di una soluzione alle narrazioni e ai drammi personali. Un presente in contrasto sia con lo spirito delle origini (contraddistinto da un forte e profondo legame con la terra e con l’ambiente naturale) sia con l’umana e consapevole tensione verso una società più giusta.
La prima parte infatti s’apre con un rito tribale officiato da una comunità di figure sciamaniche (principalmente femminili), durante il quale vengono invocati e venerati gli elementi fondamentali della Natura che permettono la vita e la sopravvivenza del pianeta e di tutti gli esseri che lo abitano, oltre divinità immanenti di diverse civiltà arcaiche, per poi stigmatizzare provocatoriamente vizi, ipocrisie, mistificazioni, pregiudizi, paure e comportamenti inadeguati di cui non riusciamo a liberarci.
Si tratta quindi di una riflessione su cosa e come eravamo e su cosa ancora siamo o siamo diventati, e forse anche su cosa si potrebbe fare per ristabilire un equilibrio ragionevole tra le urgenze collettive e ambientali e le istanze soggettive, sempre più pressanti ed esasperate, alimentate da un crescente e inquietante individualismo. Le osservazioni di queste figure stregoniche – dettate dal buon senso, dall’esperienza e da una ritrovata saggezza – non sono però rassicuranti né indulgenti, né vendono illusioni, come fanno certi santoni e indovini; ma fotografano quegli atteggiamenti distorti e incoerenti con cui spesso affrontiamo le circostanze della vita. La loro parola è sincera, lucidamente profetica, come i bollettini degli scienziati sullo stato di salute del Pianeta.
Oracoli sta per previsione, per invocazione, ma anche per preghiera. Una preghiera e un monito rivolti alla comunità umana e all’opinione pubblica (a teatro personificate dal pubblico) nella speranza che per il futuro si possano compiere le scelte più giuste. Una preghiera per cambiare, che indica nell’amore, nella capacità di condivisione, nel rispetto degli altri, della vita e della natura l’unica soluzione possibile.
L'opera tenta di creare – attraverso frammenti narrativi e suggestioni surreali – una rete di relazioni tra la dimensione privata e individuale con quella pubblica, collettiva e perfino universale.
Una rete come trama di un’improbabile comunicazione tra le nostre origini, il presente che viviamo e quel che potrebbe essere il futuro.
Dai rituali sciamanici, capaci di unire ed esortare intere comunità a danzare per la pioggia, fino all’esplosione delle singole narrazioni soggettive tipiche dell’urgenza individualistica contemporanea.