<br /> - Michele Zizzari

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Sinossi delle opere

Moto Neopoetico Partenopeo
(o anche Moto Neopoetico Sonoro)

Presentato al Macondo di Cesenatico; alla Libreria Amblar di Ravenna; a Cervia (col poeta romagnolo Tolmino Baldassari); alla Rocca di Lugo; al Magazzino Parallelo e all’Intifada di Cesena; al VAG 61 e al Teatro del Navile di Bologna; al Cosmonauta di Forlì; al Centro di Espressione Teatrale di San Martino in Fiume di Cesena per la Rassegna Play in a box; alle Cantine di Platone di Castelbolognese; alla Casa Laboratorio La Signora Maria di Anna Tazzari di Bagnacavallo e al Bike Bar Cinetico di Montaletto di Cervia. Nel 2018 va in scena al Blues Alley, al Circolo LALIBI di Cesena e al Circolo Rimbomba di Bertinoro.

La
Poesia e la Musica sono tra gli strumenti più efficaci per arginare lo strapotere omologante dei media e delle mode, per dare suono e voce alle più profonde aspirazioni umane, alle esigenze e alle condizioni reali di vita delle persone. Suoni e parole di un’ostinata e irriducibile autonomia espressiva capace di sfuggire al subdolo condizionamento del mercato generalizzato delle idee, dell’arte, delle merci e dei sentimenti; per mostrare la palpitante verità oltre le veline dell’apparenza, della fiction e della propaganda del pensiero dominante.
Nell’era della pubblicità, della dominazione visiva e della comunicazione virtuale, solo la
Poesia e la Musica possono competere con la velocità corruttiva delle immagini, opponendo a quelle dell’inganno e del consumo quelle dell’autenticità e dei valori. Se un romanzo è un film, un testo poetico o una canzone sono senz’altro un videoclip, più adatti della grande narrazione alla guerriglia semiologica e allo scontro semantico in atto.


Moto
, perché movimento, onda e istanza di cambiamento, moto ribelle, rivolta, arrevuoto.

Neopoetico
, perché suono, parola, lingua, linguaggio, ritmo, semantica (si spera contagiosi) di mutamento e di ribaltamento.

Sonoro
, perché musicale, perché alla poesia si fonda la musica dal vivo e alla musica la poesia, in questo spettacolo voci inscindibili del ritmo e del messaggio.
C’è poi un contenuto partenopeo
, perché il poeta (che è allo stesso tempo interprete e attore dei testi) è figlio di una Terra in tumulto, dove ancora battono d’amore i cuori trafitti dall’ingiustizia… dove l’incanto, il canto e la protesta non si arrendono mai… dove l’odore dei caffè, del basilico e del mare si mischiano a quello della povertà, del sangue e delle discariche… dove le contraddizioni sociali del Mondo sono le vene aperte e sanguinanti di un Sud nel bel mezzo del cosiddetto Occidente avanzato.

Moto Neopoetico Sonoro
è una performance dall’andamento vario che alterna la meraviglia alla bestemmia, la lirica all’ironia, il sussurro all’urlo, la melodia al ritmo sincopato, il delirio visionario alla cruda realtà… perché alimentata da differenti moti poetici, interpretativi e sonori, d’animo, d’umore e di senso.
Si tratta quindi anche di uno spaccato "sociale", che ondeggia e s’esprime sulla musica, tra pura poesia, disagio, precarietà, provocazione, analisi sociale e desiderio di riscatto, in una sequenza di suggestioni e racconti che svela l’abisso esistente tra le speranze umane più spontanee e una spietata realtà dominata dalla competizione selvaggia voluta dal libero mercato e dall’interesse politico-economico.


Altri contenuti
- La poesia è uno degli strumenti più efficaci per arginare lo strapotere omologante dei media e delle mode. Bene lo sanno i pubblicitari, che usano proprio le tecniche della composizione poetica per farci desiderare e comprare un mucchio di cose di cui in realtà non abbiamo bisogno e che anzi  avvelenano corpi, menti e coscienze. Questi signori sanno bene che le suggestioni possono farsi bisogno e poi realtà.
Siamo nell’era dell’immagine, e solo la poesia può competere con la velocità corruttiva delle immagini, opponendo a quelle dell’inganno e del consumo quelle dell’autenticità e dei valori. La parola è un mezzo di indagine, di conoscenza, di auto-consapevolezza, di esplorazione del senso, di descrizione e di espressione capace di spezzare catene e condizionamenti: è un fattore di trasformazione della società e di noi stessi che in poche parole può penetrare e cogliere il significato profondo di un’immagine, di un’azione, di un’emozione.

Se un romanzo è un film, un testo poetico è senz’altro un videoclip, più adatto della grande narrazione alla guerriglia semiologica e allo scontro semantico in atto. Inoltre è lo strumento di espressione più democratico ed economico che c’è. Tutti possono fare poesia: basta un pezzo di carta qualsiasi, una penna e una terza cosa, un po’ più complicata, che è la nostra autentica disponibilità d’animo.
Mentre il narratore deve riempire la pagina, il rigo e l’intero spazio di un libro, il poeta può andare daccapo quando vuole, può dislocare le parole nel verso e nella pagina a suo piacimento, restituendo a esse un potere simbolico che ne moltiplica il senso e le interpretazioni. Il poeta può fermarsi e riprendere il discorso seguendo semplicemente il respiro, lasciando fluttuare liberamente ciò che scrive in uno spazio bianco immenso, che l’immaginario collettivo poi può riempire di note, di disegni, di fiori, di nuove idee e d’altre parole ancora. Una poesia è solo il primo tracciato di un sentiero che chiunque potrà continuare fin dove vuole.

Moto neopoetico è un movimento, un sommovimento che rinnova, che prova un altro modo di dire e di fare. Ha un andamento alterno, perché costituito da differenti moti d’animo, d’umore e di senso, e anche perché utilizza due lingue diverse: l’italiano e il dialetto napoletano. Ogni mutamento - che sia legato all’umore o all’argomento - è segnalato con un cambio di copricapo, che incarna il soggetto sociale, storico o psicologico che in quel momento si esprime. A ogni cappello corrisponde un personaggio particolare. Ad esempio la maschera da lupo potrebbe rappresentare il selvaggio, il guerriero. La bombetta è il poeta di strada. Il cappellaccio il brigante, il rivoltoso. La paglietta il contadino. La coppola il mafioso. E la maschera di Pulcinella il magmatico animo vulcanico di un popolo, quello napoletano, che se da una parte conserva uno sguardo ingenuo e autenticamente poetico sul mondo, capace di commuoversi per un eclissi o per un arcobaleno, dall’altra è invece allergico a ogni forma autoritaria e mostra tutto il suo spirito polemico e spigoloso, il rancore per le ingiustizie subite, l’irrisione sagace e il tumulto. Cominceremo con un moto poetico ermetico, picaresco, visionario, che attraverso una sequenza di immagini tenta una ricognizione a volo d’angelo sia sulle condizioni esistenziali degli uomini sia sulle condizioni generali del mondo, quindi sui conflitti interiori e sociali che attraversiamo.


Ogni volta che il magnetismo di un astro vagante
incrocia uno sguardo vagabondo,
si verifica un moto poetico…
la suggestione di una visione che impresta la voce alla parola,
il colore all’immaginazione,
la musica all’aria e un certo movimento alle viscere.
Non so se mi spiego…
Chi intercetta questo moto o ne è sedotto
può percepire il ritmo delle terre scosse,
il canto del mare,
l’agrodolce d’una spremuta d’arancio e limone,
il sudore dell’umore incerto,
l’odore ozonico della pioggia
e quello nitrico della polvere da sparo.
Un richiamo selvaggio… per le amorose tribù!
Si tratta di un’azione umorale verbo-sonora
dall’atteggiamento teatrale…
che tenta di legare cose concrete a speranze,
amore, memoria, ironia, denuncia e rivolta.
Segnali sparsi e mappe
per un altro mondo possibile, in un mondo impossibile…
nell’incessante ricerca di un’improbabile tensione.


 
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